Parrocchia
Santa Maria Domenica Mazzarello - Roma
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   6 gennaio 2025. Epifania del Signore.
Abbiamo visto una stella.

Questi uomini venuti dall’Oriente, che dicono di sé: “Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Che genere di persone erano, e che specie di stella era quella? La nuova versione della Sacra Scrittura ha tradotto il termine “magoi”, “magi”, con “astrologi”, ma quegli uomini non erano sicuramente né maghi intenzionati a impossessarsi di Dio e del mondo, né astronomi nel significato che oggi la scienza dà a questo termine, né astrologi desiderosi di sondare i misteri del futuro e di vendere la conoscenza che ne avrebbero potuto trarre.

Erano persone che andavano in cerca di qualcosa di più, andavano in cerca della vera luce che ci indica la strada sulla quale dobbiamo camminare nella nostra vita. Erano persone convinte che la firma di Dio è riportata nella creazione e che noi dobbiamo (e possiamo) tentare di decifrarla. Che a noi è dato di trovare le tracce di Dio e farci guidare da esse per arrivare alla vera vita.

[…] Erano persone che andavano alla ricerca di Dio e quindi andavano alla ricerca di se stesse. Erano sulle tracce di Abramo, che aveva acconsentito a che la voce di Dio lo chiamasse e per amor suo si era fatto pellegrino. Erano persone dal cuore irrequieto, alle quali non bastava la carta geografica e il puro e semplice sapere erudito, che cercavano invece l’autentica saggezza che insegnasse loro come si deve vivere, come si fa a essere uomini.

[…]Che stella era quella che i Magi hanno visto? Nel corso dei secoli vi sono stati al riguardo accesi dibattiti tra gli astronomi. Keplero ha detto che doveva essere una nova o una supernova, vale a dire una di quelle stelle che in genere emanano una luce fioca, ma nelle quali una violenta esplosione interna, libera rapidamente una luminosità eccezionale. Altri hanno detto che doveva essere la cometa di Halley, altri ancora una congiunzione di Giove e Saturno. Sono tutti pareri interessanti, che però non ci portano all’essenziale.

Quegli uomini volevano riconoscere le tracce di Dio. Erano convinti che i cieli annunciano la grandezza di Dio e che Dio può essere visto nel creato. Erano convinti che non chi cerca con un cannocchiale qualsiasi, ma soprattutto chi usa il cannocchiale del cuore, del suo desiderio di Dio mosso dalla fede, può trovarlo ed è in grado di avvicinarsi a lui. Il mondo non è soltanto un prodotto del caso, come molte teorie ci vogliono far credere. Tramite esso si intravede qualcosa di più: il discernimento del creatore, l’infinita e inesauribile fantasia di Dio, l’amore con cui egli ha preparato questo mondo per noi.

[…] Possiamo dire che nel corso dei secoli i Magi venuti dall’Oriente sono essi stessi diventati stelle che ci guidano e ci mostrano dov’è Cristo. I santi sono come nove, sono persone che grazie a un’esplosione di luce, per virtù della parola di Dio, cominciano a irradiare lo splendore della verità divina che ci indica la strada.

Ed ecco l’ultima esortazione: il Signore vuole che anche noi diventiamo stelle, che anche in noi si verifichi quella sconvolgente esplosione della fede grazie alla quale si libera la luce che Lui ha fatto scendere su di noi, affinché troviamo la strada e diventiamo segnavia per gli altri. Questo è quanto chiediamo al Signore in questo giorno di festa. Amen.

(Joseph Ratzinger, stralci dell'Omelia per l’Epifania del 1994, tenuta presso la chiesa collegiata di Berchtesgaden, in J. Ratzinger Benedetto XVI, Sul Natale, Lindau, Torino 2005).

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