Avvento: Tempo dell'attesa e della presenza dell'Eterno.
Il Tempo di Avvento è uno spazio privilegiato che accompagna ogni cristiano alla celebrazione del Natale. Vi è, però, anche un'altra caratteristica, forse meno nota,
che qualifica questo tempo di attesa che si estende lungo le prime quattro settimane di ogni nuovo anno liturgico:
da un lato, come già detto, l'Avvento ha lo scopo di preparaci alla celebrazione del Santo Natale mediante la meditazione, la preghiera e l’approfondimento di specifici brani della Sacra Scrittura;
ma allo stesso tempo è anche il periodo liturgico nel quale viene fortemente sottolineata la dimensione escatologica del mistero cristiano attraverso la presentazione di brani della Sacra Scrittura,
di preghiere e testi scelti del Magistero e dei Padri della Chiesa attraverso i quali viene evidenziato che la vita del credente ha un orizzonte che è proiettato
verso il ritorno di Cristo alla fine dei tempi.
La parola «Avvento» deriva dal termine latino «
adventus» che letteralmente può tradursi in «presenza», «arrivo», «venuta».
Questa parola nel mondo antico era utilizzata già prima del cristianesimo sia nell’ambito delle religioni pagane
1,
sia nell’ambito politico
2.
I cristiani adottarono la parola «Avvento» per qualificare un determinato periodo dell’anno particolarmente caratterizzato dall’attesa e dalla speranza che indicano al credente
la prossimità di Dio nella storia di ciascuna persona attraverso l’umanità di Gesù, il Figlio di Dio, che nasce bambino e tornerà alla fine dei tempi come giudice giusto e misericordioso.
Il Tempo di Avvento così come noi oggi lo conosciamo e viviamo non è sempre esistito nella storia cristiana. Le prime testimonianze documentate risalgono al periodo precedente all’anno 366
e sono contenute in un frammento di un testo di Sant’Ilario grazie al quale sappiamo che nel periodo precedente alla celebrazione del Natale, nelle diocesi dell’attuale Francia
«
la Chiesa si dispone al ritorno annuale della venuta del Salvatore, con un tempo misterioso di tre settimane».
A Roma, invece, dove il Natale si celebrava già a partire dal 4° secolo, il tempo di Avvento compare solo circa trecento anni più tardi, a partire dal 7° secolo.
Se, dunque, soprattutto nei primi secoli, non vi era uniformità nel mondo cristiano sulla durata e le modalità celebrative di questo tempo liturgico, man mano,
con il trascorrere degli anni, l’Avvento assume ovunque la sua connotazione e la sua articolazione che nella tradizione cattolica rimane stabile da ormai un millennio sino ai nostri giorni.
Il tempo di Avvento inizia con i primi vespri della domenica che capita il 30 novembre, o la più vicina a questa data, e termina prima dei primi vespri di Natale.
Il colore delle vesti liturgiche è il viola (nella terza domenica di Avvento si può usare il rosaceo) e durante questo tempo non si dice il Gloria in segno dell’attesa
della ripresa del suo canto che risuonerà con gioia, ovunque nel mondo, nella notte di Natale.
Dicevo all’inizio che l’Avvento ha una duplice caratteristica: preparazione al Natale e al ritorno di Cristo alla fine dei tempi.
Il rapporto tra queste due dimensioni è sintetizzato nella preghiera che nella prima parte dell’Avvento il sacerdote pronuncia poco prima della Consacrazione
3,
il cui senso è proprio quello di indicare che il bambino Gesù che nasce nella semplicità della condizione umana e che noi accogliamo con amore è anche il Giudice
che verrà alla fine dei tempi. Così nei primi giorni e nella prima domenica di Avvento la Liturgia propone brani biblici che si riferiscono alla fine dei tempi mentre,
man mano che ci avviciniamo al Natale, nella 2
a e 3
a domenica di Avvento ci presenta i brani evangelici con gli episodi relativi alla vita e al ministero di Giovanni Battista
e al suo annuncio del tempo di Cristo e infine, nella 4
a domenica di Avvento, si narrano eventi immediatamente precedenti alla nascita di Gesù
4.
L’Avvento, dunque, è tempo dell’attesa e della presenza dell’eterno, è occasione per tornare al cuore della nostra fede: Cristo Gesù, Dio nato uomo
per donare alla nostra umanità un frammento della sua divinità.
1. Dove indicava la venuta della divinità che si manifesta con potenza, o che fa percepire la sua presenza nella celebrazione del culto.^
2. In questo caso la parola «adventus» era utilizzata per indicare la visita del re o di un personaggio importante in un determinato territorio.^
3. Nel primo Prefazio di Avvento si sottolinea che il Signore: «al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza». E poi si aggiunge: «Verrà di nuovo nello splendore della gloria e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».^
4. Ordinamento delle letture della Messa, nn.93 e 94.^