Il Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, svoltosi negli anni dal 1962 al 1965, stabilì le norme di carattere generale che indicavano la strada da percorrere
per realizzare la riforma liturgica. Partendo dal presupposto che nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema,
i Padri conciliari rilevarono la necessità di dover prevedere un rinnovato e più abbondante impiego dei tesori della Bibbia all’interno delle
celebrazioni sacramentali «
in modo che, in un determinato numero di anni, [fosse possibile leggere] al popolo la maggior parte
della sacra Scrittura1». Si deve considerare che prima della riforma
voluta dal Concilio, nelle celebrazioni liturgiche venivano proposti con ripetitività solamente pochi testi tratti da alcuni libri della Bibbia,
rinunciando così alla lettura del vasto patrimonio della sacra Scrittura. Con la riforma liturgica, allora, i Padri conciliari vollero fare
in modo che nelle celebrazioni liturgiche venisse restituita ai fedeli la ricchezza dei testi biblici nella sua pienezza e bellezza.
Così, per corrispondere alle indicazioni del Concilio Vaticano II, nell’applicazione della riforma liturgica, venne approvato un nuovo
Ordinamento delle Letture della Messa che prevedeva un'organizzazione delle tre letture proclamate nelle celebrazioni domenicali e festive
secondo un ciclo triennale.
2 Ogni domenica e solennità vengono dunque proclamati tre differenti brani biblici.
In questo modo è possibile ripercorrere le tappe della storia della Salvezza ascoltando un numero molto ampio di testi della Sacra Scrittura,
avendo allo stesso modo la certezza che le letture ascoltate in una certa domenica o solennità dell'anno liturgico verranno riproposti
a distanza di tre anni.
3.
I tre cicli annuali in cui sono ripartite le letture domenicali e festive della Messa sono contraddistinti dalle lettere “A”, “B” e “C”, ciascuna delle quali fa riferimento
al Vangelo sinottico che viene proclamato nel corso della maggior parte di queste celebrazioni.
Domenica 3 dicembre 2023, prima di Avvento, è iniziato un nuovo anno liturgico
4, quello contraddistinto dalla lettera “B”,
nel corso del quale saremo accompagnati principalmente dai brani tratti dal Vangelo secondo Marco
5.
Vorrei, allora, cercare di fornire qualche notizia sia sull’autore del Vangelo, sia sulla struttura e composizione del testo, a partire da qualche dato storico e scritturistico,
per poi accennare in breve qualche dettaglio sull’aspetto teologico e in particolare cristologico.
Prima di tutto sappiamo che San Marco non apparteneva al gruppo dei dodici apostoli, ma comunque faceva parte della comunità cristiana primitiva.
In particolare, alcuni testi del Nuovo Testamento ci riferiscono che Marco era uno dei collaboratori e discepoli di san Paolo,
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ma è stato anche vicinissimo a Pietro, che lo chiama «mio figlio».
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Con il nome completo di Giovanni Marco è ricordato anche nel libro degli Atti degli Apostoli, che riferiscono che è originario
di Gerusalemme,
8 collabora con Paolo e Barnaba alla costituzione della comunità cristiana
di Antiochia
9 e gli si affianca come aiutante nella prima grande impresa
missionaria,
10 anche se successivamente si divide da loro.
Sull’attribuzione del testo del Vangelo e la sua autenticità, nonché sullo stile letterario utilizzato, in cui prevalgono una forma semplice, schematica,
sintetica – anche se coinvolgente – e dove sono assenti i grandi discorsi di Gesù, si è espressa la tradizione cristiana più antica.
In particolare Eusebio di Cesarea riporta la testimonianza di Papia – una delle più antiche, risalente al 110 circa d.C. – che, rifacendosi a quanto
appreso da Giovanni il presbitero, una persona che aveva conosciuto i discepoli del Signore e quindi un testimone diretto e attendibile sui fatti narrati,
afferma che «
Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse accuratamente, ma non per ordine, quanto ricordò delle cose dette o fatte da Cristo.
E infatti egli non ascoltò il Signore e non lo seguì; ma più tardi come dissi, seguì Pietro, il quale teneva istruzioni secondo le necessità e non per fare
una esposizione ordinata dei detti del Signore. Sicché Marco non ha mancato in alcun modo scrivendo così alcune cose come le ricordava;
di una cosa sola infatti si preoccupò, di non tralasciare nulla di quanto udì e di non mettere in esso nulla di falso».
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Anche altri autori e Padri dei primi secoli confermano la testimonianza di Papia. Marco, dunque, secondo le testimonianze più antiche a noi pervenute,
ha raccontato nel suo Vangelo i momenti salienti della vita e del ministero di Gesù secondo quanto riferito da san Pietro nelle sue predicazioni.
Ecco perché si ritiene che il suo Vangelo sia molto importante per ricostruire la vicenda storica di Gesù.
In merito alla data della sua composizione possiamo dire che il testo di Marco è il più antico di tutti gli altri vangeli. E’ stato scritto prima del 70 d.C.
con molta probabilità a Roma ed era destinato proprio a una comunità di cultura latino – ellenistica convertita al cristianesimo. Vediamo, infatti,
che quando l’evangelista Marco usa parole aramaiche ha cura di fornire sempre la traduzione, perché altrimenti sarebbero incomprensibili ai suoi lettori
appartenenti a un contesto culturale e linguistico diverso, mentre talvolta fornisce delle spiegazioni sugli usi e i costumi ebraici,
che non potevano altrimenti essere compresi da una comunità che non li conosceva. Gli studi ormai consolidati tendono a ritenere che il Vangelo di Marco
sia il più antico di tutti e che gli evangelisti Matteo e Luca abbiano usato il testo di Marco come fonte da cui attingere la trama e il materiale narrativo,
ricavando da un’altra fonte le testimonianze sui discorsi di Gesù e inserendo materiale proprio raccolto sulla base di esperienze dirette.
Il tema principale del Vangelo di Marco è quello dell’identità di Gesù. Tutto lo scritto marciano ruota sulla domanda: «Chi è Gesù?» e vuole svelare al lettore
che Egli è il Cristo, il Figlio di Dio. Tale rivelazione, che costituisce il centro della fede cristiana, è posta in evidenza sin dall’inizio del Vangelo
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e viene poi ripresa in diverse circostanze, come ad esempio nel racconto della passione, quando la sua auto-rivelazione è proprio la causa della sua
condanna,
13 nella confessione del centurione dopo che Gesù è morto
14 e soprattutto nel passo centrale del Vangelo,
costituito dalla confessione di Pietro.
15 Nella seconda parte, inoltre, il Vangelo pone in evidenza lo stile di vita del discepolo che,
inserito all’interno della comunità cristiana, si pone alla sequela di Gesù. La comunità cristiana, allora, per Marco è caratterizzata dalla proclamazione di fede
che annuncia Gesù Cristo Figlio di Dio e dalla sequela del Signore sulla via della salvezza.
Un’ultima annotazione: tutti gli autori sono concordi nel ritenere che i versetti conclusivi del Vangelo
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all’evangelista Marco, ma sono un’aggiunta posteriore che, ancorché inserita da un diverso autore, è comunque ispirata dallo Spirito Santo come tutto il resto del testo.
1. Così dispone la Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia «Sacrosanctum Concilium» (4 dicembre 1963) al n.51. In realtà, l’importanza della parola di Dio, come anche la necessità di un rinnovato e più abbondante impiego della sacra Scrittura nella celebrazione liturgica sono più volte indicati nella «Sacrosanctum Concilium» (si vedano ad esempio i numeri 7, 24, 33, 35, 48, 51, 52, 56), e sono stati anche oggetto di numerosi pronunciamenti del Concilio Vaticano II, nel magistero dei Pontefici e in documenti della Santa Sede.^
2. Per le celebrazioni dei giorni feriali, invece, le letture proclamate durante la Santa Messa sono organizzate secondo un ciclo biennale.^
3. Così è stato disposto al num. 66.2 del riformato «Ordinamento delle Letture della Messa». In questo modo, considerando che ogni anno vengono proposti brani biblici diversi, nell’arco del triennio viene letta ampia parte della Bibbia.^
4. L'anno liturgico non coincide con l'anno solare civile, ma inizia con la celebrazione della prima domenica di Avvento e si conclude con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo.^
5. I successivi due anni, contraddistinti dalle lettere “C” e “A”, sono rispettivamente gli anni in cui in quasi tutte le domeniche e principali solennità, durante la Santa Messa, vengono proclamati brani tratti dal Vangelo di San Luca (anno C) e di San Matteo (anno A).^
6. Fm 1, 24; Col 4, 10; 2Tm 4, 11.^
7. 1Pt 5, 13.^
8. At 12, 12. ^
9. At 12, 24. ^
10. At 13, 5. ^
11. Papia, citato da Eusebio di Cesarea in Storia Ecclesiastica, 3.39.15.^
12. Mc 1, 1. ^
13. Mc 14, 61-62. ^
14. Mc 15, 39. ^
15. Mc 8, 27-30. ^
16. Mc 16, 9-20. ^